Una delle poche foto "salvate" dal mio ragazzo |
Buongiorno ragazzi.
La vostra guida è ancora viva ma è molto, molto arrabbiata.
La vostra guida è ancora viva ma è molto, molto arrabbiata.
Come potete vedere, quello di oggi è un titolo forte, ma
necessario per potervi raccontare quanto successo in 3 giorni là,
nella terra dei tori neri e delle ballerine di flamenco.
Barcellona.
Abbiamo scelto questa
incantevole città per poter trascorrere, io e il mio ragazzo, un
felice anniversario di fidanzamento dopo 4 anni di amore.
Insomma, cose affettuose
che tanto piacciono ai fan misantropi.
Questa non sarà una
guida, piuttosto una lamentela delle mie verso una città
indubbiamente fantastica ma che, come spesso succede, finisce con
l'essere rovinata da chi la frequenta.
Un po' come la nostra
Italia, diciamocelo.
Se i primi due giorni
sono stati d'incanto, il terzo si è rivelato una vera e propria
tragedia: io, come molti altri prima e dopo di me, sono stata vittima
di un borseggio.
Ma procediamo con calma,
che è meglio.
Tutto inizia con il mio
colpo di fulmine per Barcellona.
Siamo partiti da Milano
battendo i denti dal freddo e siamo stati accolti da un cielo azzurro
limpido, venticello e gabbiani in volo.
La gente era dappertutto,
la musica pure; si respirava ovunque odore di salsedine, paella
e...serenità.
Davvero, in ventun anni
di vita non ho mai provato una sensazione di quel tipo.
Stavo bene, anzi, stavamo
entrambi bene, eravamo felici di essere a Barcellona e quasi non
volevamo più andarcene.
La prima sera siamo stati
accolti con un indescrivibile tramonto rosa sul porto, uno spettacolo
che ha lasciato entrambi con gli occhi pieni di amore e ammirazione
per un momento così magico.
Il giorno successivo
abbiamo girato sulle coloratissime Ramblas, assaporato
i sapori del mercato della Boqueria e inspirato la salsedine
della Barceloneta.
A concludere la seconda
giornata è bastato un giro a Parc Guell, il parco del Gaudì
pieno di colori e architetture fantasiose, per innamorarcene
definitivamente.
Veri brividi ragazzi,
veramente.
Poi, come tutte le belle
favole, è accaduto il fattaccio.
Sfiniti dalla nostra
passeggiata al parco, ci siamo rifugiati in un locale sulle Ramblas
per assaporare le Tapas, piccoli spuntini locali a un
prezzo...discutibile.
Tempo di gustare cinque
piattini, che mi ritrovo senza borsa.
I due uomini, prima
seduti vicino a me, misteriosamente spariti.
È il panico, e io
crollo.
Non ho mai vissuto un
momento tanto brutto. È stato come un tradimento, una caduta libera
verso il baratro. Barcellona, la città di cui mi ero follemente
innamorata, mi volta le spalle, rubandomi tutto ciò che possedevo:
soldi, cellulare, documenti, occhiali, la reflex che stupidamente
avevo lasciato in borsa.
Sì, la mia amata Reffy
è ufficialmente perduta.
La cosa che più mi ha
ferito, in tutto questo, non è stata tanto la perdita economica
(fortunatamente solo 30 euro più eventuali rendite dagli oggetti)
quanto, piuttosto, quella affettiva.
In quella macchina
fotografica io e il mio ragazzo, appena usciti da una situazione
abbastanza brutta, avevamo fatto una serie di fotografie meravigliose
insieme, proprio per ricordare quei momenti felici e quei luoghi
meravigliosi.
Ogni oggetto all'interno
di quella borsa aveva un suo perché, una sua storia con una miriade
di ricordi.
Sono bastati cinque,
dieci minuti per cancellarli, almeno concretamente, dalla mia vita.
Non voglio cadere nel
vittimismo e passo oltre, anche perché non è questo il punto della
situazione.
Quello che ci ha lasciato
davvero amareggiati, è stato il trattamento successivo che ci hanno
riservato i 'caldi' Catalani.
Il mio ragazzo si ritrova
con una G. in lacrime, la locandiera che si arrabbia con lui perché
dovevamo stare attenti e la polizia che, con un certo
menefreghismo, ci da qualche indicazione su come comportarci per poi
andarsene.
Insomma, tirando le
somme, abbiamo passato una serata da incubo, tra corse alla stazione
di polizia, chiamate ai parenti e crisi isteriche.
Tutto questo per ottenere
solo un foglio di carta e la tetra notizia che, molto probabilmente,
rischiavo di non tornare in Italia a causa dell'assenza di documenti
sostitutivi.
Così, l'ultimo giorno a
Barcellona l'abbiamo trascorso al Consolato Italiano,
altro organo da bruciare con il lanciafiamme.
6 ORE e ripeto 6 ORE,
dalle 9 di mattina alle 15 di pomeriggio per stampare un documento
d'identità valido per volare, quando noi, in soli 30 MINUTI, con
tanto di valige alla mano, siamo riusciti a consegnare all'addetto
tutto il documento necessario (ovviamente a spese nostre, ci
mancherebbe altro!).
E' seguita una nostra
lettera di lamentela alla Farnesina che avranno sicuramente
cestinato, come spesso accade.
Questo è stato, in poche
parole, il resoconto del mio soggiorno a Barcellona.
Cosa vorrei dire, a una
città tanto famosa e agli abitanti che la compongono?
Che sono estremamente
delusa, da tutti.
Una volta a casa ho
scoperto che Barcellona (e la Spagna in generale) è uno dei luoghi
europei con la più alta
percentuale di furti (almeno 1 ogni 10/15 MINUTI);
ci sono siti che spiegano come tutelarsi da questo problema e altri
che raccolgono centinaia e centinaia di testimonianze ASSURDE
(ballerine di flamenco che rubano mentre ballano, gente spintonata
sui binari per avere la borsa, reflex tolte dal collo da gente in
corsa...DI TUTTI I TIPI) che, a fine post, vi linkerò.
E in tutta questa grande
Figura di Merda Culturale, perché così possiamo chiamarla,
cosa fa la Spagna? Semplice, alza le spalle e ti risponde che “E'
un paese complicato” (citazione della guardia del consolato).
Non so voi, Catalani, ma
quando vedo le gravi disfunzioni della mia Italia, o le inadempienze
dei miei cari “fratelli italiani...medi” io mi nascondo
sottoterra dalla vergogna.
Io mi vergogno di loro,
ci provo almeno.
Voi, da quel che ho visto
(e provato), alzate semplicemente le spalle e andate avanti.
Scopro che spesso la
polizia è d'accordo con i ladri o, peggio, non ha voglia di agire
per tutelare quei coglioni di turisti che, guarda un po', portano
TANTI soldi al tuo paese in crisi nera.
Altre volte sono i
negozianti a far finta di niente e a far entrare nel locale i diretti
interessati, per poi spartirsi il bottino.
Insomma, omertà e
menefreghismo ovunque, ecco quello che ho visto.
Mi chiedo perché, di
fronte a un problema tanto pesante, non si prendano seri
provvedimenti.
Basta veramente poco, a
volte, per migliorare.
Un controllo più serrato
sulle strade, per esempio, o guardie nei locali, come si usa fare qui
a Milano (da non giustificare, certo, visto che resta nella top ten
delle città con furto).
Utilizzo delle
videocamere di sicurezza, queste sconosciute e, magari, un
trattamento gentile verso il turista che ha perso tutto. Sapete,
proprio non guasterebbe.
E i criminali, per
favore, cerchiamo di punirli con le dovute maniere, e non con un
foglio e una pacca sulla spalla.
So che a fine post
qualcuno potrà commentare con le seguenti frasi:
“BUONGIORNO GIULIA!
BENVENUTA NEL MONDO!”
“Senti chi parla, la
mafiosa italiana.”
“E' ovunque così, cosa
credi???"
Non voglio assaltare un
paese per poi giustificarne un altro, no.
Che i furti esistano in
tutto il mondo e in tutti i modi credo proprio di saperlo.
Io ho avuto modo di
provare a Barcellona e di sapere che l'80% dei miei amici e
familiari, in quella città, ha subito il medesimo trattamento.
È un bel gioco, provate
a indagare anche voi! Risultati assicurati!
Detto ciò, piantiamola
di fare i moralisti buonisti della domenica, lunedì e martedì.
Le statistiche, i dati
alla mano sugli altri paesi tenetevele per un altro post.
Io quest'oggi vi ho
parlato della SPAGNA, anzi, di Barcellona e del mio furto.
Una città esteticamente
meravigliosa, ma internamente molto, molto ipocrita.
La vostra
G.
Vi allego qui il sito creato apposta per proteggersi dai furti a Barcellona con annesse guide, testimonianze e consigli. Mi raccomando, visitatela ma con estrema attenzione!!
Un ringraziamento speciale va a Guido, il mio ragazzo nonchè valore più grande della mia vita.
Ti amo tanto.